martedì 14 gennaio 2014

Io e te siamo nati per morire



Salta e precipita,
come pioggia,
come una ballerina di danza classica
sopra il parquet,
come un suicidio evitato
o un altro avvenuto.
Tu lo sai,
che io e te siamo nati per morire,
in quest'atmosfera di ghiaccio
e paura
che ci abbraccia,
come una madre smarrita.
Probabilmente avete ragione voi
e le mie parole non sono altro
che cagate di uccelli sopra
i capelli delle vecchie signore,
le spalle forti degli agricoltori,
le pellicce di donne troppo ricche per notarle.
La mia è una questione di sesso
legato a una particolare emozione
a volte filosofica, altre poetica
che poggia le basi ai piedi del peccato.
Tutte queste fessure che abbiamo sulle labbra
lasciano scivolare dentro quei sapori
che abbiamo assaggiato per piacere o per disgusto,
prepariamoci alla convivenza con i fantasmi.
Tu lo sai
che io e te siamo nati per morire,
forse in una di quelle sere d'estate
sfrecciando a 150 km/h di speranze bruciate
dentro cervelli demoliti.
Siamo nati per morire
senza sapere nulla,
lottando con e contro un'identità da trattenere immobile,
stabile,
più leggera di una foglia sessualmente legata al vento,
più cedevole di un equilibrista alle prime funi.
E questi tremori che abbiamo leccato da tempo,
quest'epilessia brutale che confonde realtà e sogno,
-stupidi giochi dell'amore-
mi ha sussurrato da sempre che
io e te siamo nati per morire.