martedì 14 luglio 2015

A un passo dall'Eden

Senza caffè,
ancora con i nodi della scorsa giornata,
quattro settembre millenovecentosettantacinque,
questa mattina l'equilibrio è in volo.
Immobile scruto le tue gambe cenere,
le tue gambe legno,
bisogno di.
Le curve iniziali del punto interrogativo
segnalano sempre una speranza,
prima di precipitare e colare nel suo punto definitivo,
nel suo punto sordo.
Il Prometeo di gioventù
manovra coltelli roventi
per cercare e colmare,
sopra letti eterei,
a un passo dall'eden.
Mi ricordo di te,
quando suonavi quel pianoforte impolverato
godendoti anche le stonature
dal sapore di Eau de vie.
Ti odiavo
perchè mi distraevi dall'arte
mentre l'arte mi parlava di te
e finivo per frantumare ogni costrutto,
strisciando saliva su ogni parola,
ingoiando il sapore acre del dolore
fino alla bava dell'overdose.
Mi ricordi la merda sotto i fiori
comparabile quasi alla figlia di Eva,
comparabile quasi a una vecchia puttana
così in bilico 
sopra il filo della psicologia tragica 
delle ovvie tragedie
del Grand Guignol.

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