martedì 4 febbraio 2014

Marijuana per Theo



Ho bisogno di te come la pioggia in un giorno d'estate,
come la spina dorsale, diceva Theo.
Proteggimi sotto le luci di questa città grigia,
con le labbra appoggiate alla speranza,
aspirando più vita possibile,
attorno a maschere barocche e comiche
pronte a attaccarsi a quest'ultima notte.
Eroi di bracieri,
schiavi del piacere sottile di cartine umide,
impazienti di rinascere nella vita che vorremmo,
dentro un orgasmo cosmico di un dualismo imprecisato,
condannato ad armonia ed ossessioni,
sensazioni pronte al decollo
e sogni come schemi matematici
collegati a DNA quasi dimenticati.
Perchè questa fiamma si arrampica?
Siamo tra il blu e l'invisibile,
la linea dei peccatori.
Paura cacciata fuori
da bocca in bocca,
trasformatasi in fumo denso, congelato, lento,
tossico.
Armadi di paranoie ricolmi di fiori,
"I fiori del male"
diceva qualcuno dentro le tue orecchie.
Mi abbandoni e ritorni
come un amante indeciso
alle prime ore del mattino,
e sono altri cento abusi mentali prima di chiudere gli occhi.
Un altro bacio e poi altri cento,
dentro me,
abbraccia e soffoca
nell'incoscienza dagli occhi rossi
che pretendono e urlano
come un fanatico sanguinante.
Una dose di altri cento baci,
delicati e leggeri,
il nostro amore bruciato,
sospirato,
e buttato fuori.
Un rischio tra sogni ed incubi.
Un incantesimo legato all'anima
che si spegne
quando la sabbia nella clessidra
ha risucchiato l'ultima mano 
dai tanti colori pallidi.
Sui materassi enormi,
a immaginare la felicità
e la forma regolare dell'infinito
viaggi senza destinazioni
si cercano e si tradiscono
dentro cervelli trasognati.
Nell'angolo ancora altri corpi infreddoliti
si muovono,
nervosi,
tristi,
in questo senso intimo di solitudine
fino ad attorcigliare le nostre braccia
attorno alla propria schiena,
in un abbraccio con se stessi
che affonda
e affonda
e affonda.

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